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MEMORIA QUARTIERI

Borgo Venezia: il primo polo commerciale veronese

Borgo Venezia

Borgo Venezia vista dal centro città. Foto in Wikipedia.

Il quartiere di Borgo Venezia nacque attorno alla prima grande officina delle ferrovie, creata dagli austriaci nel 1848. Assieme ad essa erano presenti anche il deposito e, ovviamente, la stazione della linea Venezia – Verona – Milano. La stazione, considerata la principale della città, eretta alla fine di un lungo viale alberato, fu inaugurata il 2 luglio 1849.

Il fulcro operoso del primo Borgo Venezia

La stazione era parte di un complesso che comprendeva le officine e i depositi, ma anche la recinzione di muraglia e i fortini che arrivavano fino a San Michele. La stazione di Porta Vescovo fu la principale propellente allo sviluppo della zona circostante, grazie alla consistenza del traffico merci in arrivo e in partenza ogni giorno. La zona crebbe notevolmente a partire da fine ‘800 come conseguenza della caduta delle servitù militari attorno alla cinta magistrale. A questo si aggiunse l’importanza del servizio operato dal tram elettrico attraverso la città. Esso esisteva dal 1864 come diligenza e dal 1884 come tram trainato da cavalli. La conversione del servizio grazie all’avvento dell’elettricità avvenne nel 1908. Capolinea principale era la stazione di Porta Vescovo che collegava, attraversando tutta la città, alla nascente stazione di Porta Nuova.

La stazione tramviaria

L’allora stazione tramviaria delle province di Verona e Vicenza nasceva sull’angolo tra il piazzale di Porta Vescovo e via Unità d’Italia. Aveva una serie di aperture archivoltate, disposte secondo un rigido schema simmetrico. Disposto su tre livelli, fu realizzato utilizzando pietra e mattone, rievocando un gusto romanico. Esponeva all’ultimo piano delle terrazze anch’esse simmetriche, adornate da cornici a conci attorno ai passaggi. La facciata ospitava l’orologio all’interno di un timpano ricurvo e modanato. Le biglietterie e i servizi si trovavano al piano terra, il quale si presentava rivestito a bugnato.

Borgo Venezia come polo commerciale in espansione

L’ulteriore ramificazione delle linee vide i collegamenti Verona Porta Vescovo – San Bonifacio – Vicenza, Verona Porta Vescovo – Montorio – Grezzana e Verona – Valpolicella – Caprino – Garda. I tracciati presso la stazione di San Giorgio furono staccati con l’obiettivo di convogliare il traffico sulla zona est della città, valorizzando ulteriormente i terreni circostanti. Il traffico tramviario aveva l’assoluta priorità sulla sistemazione viaria attorno a Porta Vescovo. La stessa gestione degli accessi a Porta Venezia risentiva delle condizioni altimetriche del luogo. Valutazioni che costringevano ad adottare soluzioni che avvantaggiassero il più possibile il traffico su rotaie, anche a discapito delle soluzioni stradali regolari. La continua espansione dei traffici commerciali consolidò la prorità di questo tipo di pianificazione.

Borgo Venezia . vista panoramica
Borgo Venezia visto dalle Torricelle.

La prima pianificazione urbana

Borgo Venezia, posto sul limitare delle ricche valli circostanti, Valpantena, Squaranto, Illasi, Tregnago, crebbe in modo naturale. Ma, al pari delle origini degli altri quartieri cittadini fuori le mura, anche Borgo Venezia, nelle sue prime fasi di sviluppo, non seguiva alcuna regolamentazione urbanistica. Era comune una situazione di caos, come in molte altre zone periferiche di quell’epoca.
I primi interventi dell’Amministrazione comunale si limitarono alla sola revisione della mappa stradale. La giunta Guglielmi, nel 1900, redige il primi piano stradale. Si tratta di un disegno di massima che non aveva nemmeno una previsione finanziaria. Consisteva nel pianificare l’acquisizione di aree che consentissero l’allargamento delle vie preesistenti e nel proseguimento della strada da Porta Vescovo a dopo il ponte sul fiume di Montorio.

Le difficoltà di progettazione

Il mancato accordo con i proprietari impedì l’attuazione del piano. Esso prevedeva che la strada nascente, via Rosa Morando, si diramasse a destra parallela al Fiumicello in via Spolverini e a sinistra verso il cimitero israelitico in via Badile. Era poi prevista una trasversale che connetteva la zona del cimitero con le officine, dove sarebbe nata in futuro una scuola.
Richiesta l’approvazione per iniziare le pratiche di esproprio, il Ministero dei Lavori Pubblici nel 1903 bocciò il piano. Così il Comune semplificò la mole di lavoro e iniziò la costruzione di viale Spolverini. Nel 1905 la giunta affidò la redazione del nuovo piano per Borgo Venezia all’ingegner Vittorio Gini, approvandolo nel 1906.

Il piano regolatore di Borgo Venezia

Il piano non presentava molte differenze con il precedente. Prevedeva però un ampliamento delle vie esistenti, un piazzale tra via Badile e viale Spolverini, alcune traverse e la formulazione di un regolamento edilizio con obblighi di allineamento, altezze e disposizioni igieniche. Il piano era stato pensato con utilità immediata, senza concepire il possibile sviluppo del quartiere e quindi prevedere le costruzioni successive. Venne approvato dal ministro Bertolini il 15 Marzo 1909, ma nacque appunto già inadeguato. Del tutto inadatto alla gestione delle domande di acquisto dei terreni da parte dei proprietari di fabbriche e alla crescente richiesta di abitazioni. L’ingegner Gini diresse allora un nuovo progetto, redatto però considerando le richieste del Genio Civile di coordinarsi con i piani degli altri quartieri.

L’approvazione del Piano ufficiale cittadino

Il decreto reale del 1910 svincolava gran parte della cinta muraria, aprendo all’edificazione. Nel 1911 la giunta avviò un piano regolatore unico per tutti i quartieri e nel 1919, a seguito del Testo Unico delle Leggi per le Case Popolari e l’Industria Edilizia, il settore abitativo ottenne un impulso molto forte. Nel 1924 la nuova Amministrazione presentò il progetto dell’Ufficio Tecnico comunale che riproponeva il regolamento d’igiene del 1914. Il piano aggiornato di Borgo Venezia prevedeva una nuova espansione nei pressi di villa Modena nella zona della Biondella con nuove strade. Quindi una seconda nuova espansione tra il complesso abitativo del borgo e una nuova via a sinistra di quella per Montorio. Nel 1925 nascono via Caliari e via Campagna.
Il concorso del ’31-’32 avviò la successiva fase di pianificazione urbanistica, alla quale seguì la rielaborazione della proposta vincitrice da parte dell’Ufficio Tecnico comunale portando alla stesura definitiva del 1939.

Borgo Venezia
Complesso sportivo del Gavagnin, sito in Borgo Venezia.

Il carattere architettonico di Borgo Venezia

Le previsioni urbanistiche relative al piano di ricostruzione del dopoguerra non coinvolgevano però Borgo Venezia. Il borgo continuerà la sua espansione solo negli anni ’50 e ’60, in conseguenza all’incremento demografico e della domanda abitativa. Si espanse a nord tra via Fincato e la strada per Montorio e a est nella parte settentrionale di viale Venezia, cioè l’attuale Borgo Trieste. Caratteristica di Borgo Venezia rimane comunque la varietà dell’espansione edilizia residenziale. Vi si trovavano molte mode e linguaggi architettonici differenti. L’espressione storica del decò e quella della secessione viennese, richiami al rinascimento e al tardo barocco. Più recentemente anche un certo stile razionalista, ravvisabile soprattutto nella sperimentazione di nuovi materiali come ferro, vetro, cemento armato. Si puntava ad un’architettura più funzionale ai bisogni umani, espressa in giochi di superfici, volumi, chiaroscuri e nell’uso dei vuoti.

Caratteristiche degli impianti abitativi residenziali

La serie di palazzi realizzati nei primi due deceni del ‘900 possedevano i tratti distintivi originari dell’insediamento. Si trattava di una serie di case da pigione e piccoli condomini costruiti per ospitare i gruppi di operai. Sorgevano assiepati tra via Morando e via Morone. Ancora oggi si notano per la loro regolare distribuzione. Disposti a U o a L, erano dotati di un cortile interno e facciata fronte strada, spesso arricchita con motivi pittorici. Alcuni ospitavano anche esercizi commerciali.
Negli anni ’30 e ’40 l’espansione interessò di più le località di Grezzana, Montorio e San Michele Extra. Caratterizzati da distribuzione più regolare e isolati costruiti a villini mono o bifamiliari. Questo di costruzioni era promosso dalla propaganda fascista oppure commissionato dalla piccola borghesia che intendeva investire nei nuovi terreni disponibili.

Il nuovo impulso edilizio e l’avvio alla contemporaneità

Furono di quegli anni anche le costruzioni di importanti imprenditori: villa Chizzoni nel ’22 su progetto di Ettore Fagiuoli, villa Rossi su disegno di Italo Mutinelli. Grazie anche agli insediamenti di famiglie importanti il quartiere ottiene ulteriore contributo al proprio sviluppo. I Rossi infatti, seguendo i modelli industriali di ispirazione nordica, costruirono direttamente nel quartiere gli alloggi per i propri dipendenti. Era in atto una nuova comprensione dei tempi: si esaltavano gli aspetti sociali e si puntava al progresso. Lo studio architettonico prevedeva la valorizzazione della chiarezza e della stabilità monumentale, perseguendo l’integrazione dell’edificio con l’ambiente circostante.
Nei decenni successivi i lotti rimasti vennero edificati. Gli interventi costruttivi e le ristrutturazioni avranno snaturato alcuni angoli del quartiere, senza però intaccarne l’omogeneità storico-architettonica.

Borgo Venezia: il primo polo commerciale veronese ultima modifica: 2020-10-05T10:00:43+02:00 da Luca Fratton

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