Chiunque passi da Verona difficilmente può andarsene senza aver sentito nominare il nome di Michele Sanmicheli. E se questo non accade, beh, dovrebbe.
Sanmicheli, influente figura del Palladio, fu uno dei più innovativi architetti del XVI Secolo. Lavorò e contribuì ad opere in quasi trenta città italiane e svariate località dei balcani e del Mediterraneo orientale sotto il dominio veneziano.
La formazione e le prime opere
Nato a Verona nel 1484, Michele Sanmicheli è famoso per essere stato un grande architetto, ma fu anche urbanista, ripianificando in particolare la viabilità di Verona.
Rimasto orfano e poco più che ventenne, decise di trasferirsi a Roma, dove nei quattro anni successivi studiò scultura e architettura classica. Nel 1509 si trasferì a Orvieto, dove rimase per i due decenni successivi, lavorando come capomastro al progetto sul Duomo della città. La sua fama crebbe notevolmente in poco tempo e lo portò a viaggiare in molte città italiane dove realizzò opere importanti come la Cappella Petrucci nella chiesa di San Domenico ad Orvieto e il primo disegno del Duomo di Montefiascone.
Sanmicheli e l’architettura militare
Nel 1526 effettuò la perlustrazione delle fortificazioni dei confini settentrionali dello Stato Pontificio, su richiesta del papa Clemente VII. Ebbe così l’occasione di visitare le più avanzate architetture militari conoscendo i più illustri architetti dell’epoca. Al suo ritorno a Verona, nel 1527, conobbe Francesco Maria della Rovere, capitano generale della Repubblica Veneta, che gli offrì la carica di ingegnere militare della Rupubblica. Prima di iniziare ufficialmente il suo incarico di soprintendente alle fabbriche militari di Verona, costruì il Ponte Nuovo (che venne poi distrutto dalla piena dell’Adige del 1882) e la Cappella della chiesa di San Bernardino.
Le opere militari di Sanmicheli
Nel 1532 realizzò la prima delle monumentali porte della città: Porta Nuova. Nel 1541 Porta San Zeno mentre nel 1547 Porta Palio. Si deve a lui la trasformazione delle mura magistrali nel nuovo sistema a bastioni. La sua fama continuò a precederlo anche al di fuori dei confini della Repubblica: Francesco II Sforza e Carlo V richiesero le sue competenze per il ducato lombardo a per Anversa. Ma fu comunque grazie all’espansione di Venezia nei Balcani che Samicheli riuscì a lavorare ma anche a studiare le architetture greche del Mediterraneo Orientale. Nel 1535 venne nominato ingegnere capo della Repubblica, per la quale potenziò il sistema difensivo lagunare.
Sanmicheli nelle principali opere veronesi
Oltre alle porte e alle fortificazioni, Sanmicheli diede un grande contributo anche all’architettura civile e religiosa veronese. Tra queste la cupola della chiesa di San Giorgio in Braida e la facciata di Santa Maria in Organo, Palazzo Honorij in piazza Bra, Palazzo Canossa e Palazzo Bevilacqua in Corso Cavour, il presbiterio nel Duomo di Verona e il relativo campanile, il pavimento e il campanile della chiesa di San Giorgio in Braida, il Tempio del Lazzaretto.
Ma vi sono altre opere, meno famose e appariscenti, che meritano altrettanta attenzione. Luoghi meno battuti dagli itinerari che però possono regalare grandi soddisfazioni.
Cappella Pellegrini
Situata nella chiesa di San Bernardino, fu voluta dalla nobile Margherita Pellegrini. Lo stile ricorda monumenti come i Pantheon romano o le linee dell’Arco dei Gavi. La cupola fu la prima, tra le cupole sanmicheliane, ad essere realizzata con tamburo (le altre sono quella di San Giorgio in Braida, Madonna di Campagna e del Tempio del Lazzaretto). Essa sormonta due livelli sovrapposti, dove il secondo ha diametro superiore rispetto al primo, più in basso. Sanmicheli fece ricorso a tutta la sua maestria, utilizzando elementi dell’arte classica. La luce penetra all’interno della Cappella in modo uniforme tanto da riflettersi sui marmi bianchi di bronzino e nascondere le ombre delle forme. L’aspetto attuale della Cappella Pellegrini si deve al restauro diretto da Bartolomeo Giuliari nel 1793.
Palazzo Pompei
Chi oggi decidesse di visitare il Museo di Storia Naturale di Verona prenderebbe due piccioni con una fava. Trattasi infatti di un’altra opera di Michele Sanmicheli, realizzato tra il 1535 e il 1540 su commissione della famiglia Lavezzola. L’asse centrale divide la pianta dell’edificio in due parti simmetriche; all’interno si trova un cortile quadrato circondato da un colonnato rinascimentale. Il successivo proprietario, Alessandro Pompei, anch’egli architetto, arredò il palazzo in marmo veronese. Un significativo restauro alla fine dell’800 rese gli ambienti adatti ad ospitare il Museo, che ospita tutt’oggi le preziose collezioni naturalistiche veronesi famose in tutto il mondo, come quella sui fossili di Bolca.
Chiesa della Madonna di Campagna
Conosciuta come la chiesa di Santa Maria della Pace, è una basilica minore situata a San Michele Extra. Sorse su commissione del vescovo Agostino Lippomano nella necessità di trovare un luogo che ospitasse l’affresco della Madonna col bambino in trono tra i Santi Bartolomeo e Antonio Abate, sopravvissuto all’abbattimento di tutti gli edifici fuori dalle mura ad opera veneziana e situato dietro l’altare maggiore. I lavori iniziarono nel 1559, anno della morte di Sanmicheli. La chiesa non presenta una facciata: esternamente progettata a pianta circolare, l’interno è invece a pianta ottagonale a croce greca. L’architetto richiamava i templi romani e intendeva fornire un riparo con il porticato a colonne di ordine tuscanico. Al suo interno riposano le spoglie di Enrico Davila, condottiero della Repubblica di Venezia.