Diversamente in danza: quando l’arte del ballo diventa inclusiva – itVerona

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ASSOCIAZIONI INTERVISTE

Diversamente in danza: quando l’arte del ballo diventa inclusiva

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Questa è un’intervista speciale, sotto ogni punto di vista. Abbiamo voluto intervistare Giorgia, presidente e fondatrice di Diversamente in danza, un’associazione che mette insieme persone con diverse abilità, età ed esperienze. Dimenticate le classiche lezioni di danza dove i ballerini si muovono in modo uniforme o hanno età e percorso uniformato. Nell’associazione diversamente in danza, la diversità viene vista come il più ricco dei tesori. I movimenti anche quelli più imperfetti esprimono una grazia fuori dal comune. Un movimento armonioso, che racchiude in sé una storia fatta di passione e complicità. 

Intervista a Giorgia – presidente e fondatrice

Ciao Giorgia, grazie per questa intervista e benvenuta su itVerona. Diversamente in danza è una realtà consolidata per quanto riguarda non solo l’inclusione sociale, ma anche artistica con all’attivo diversi spettacoli e tanti progetti importanti. Vuoi parlarmi di come è nata Diversamente in Danza? 

Si parla ormai di parecchi anni fa. Siamo nati nel 2003 e in realtà abbiamo avuto una lunga evoluzione negli anni. L’idea iniziale è capire cosa potesse succedere in una lezione di danza se si parte “al contrario” rispetto a una lezione normale. Vale a dire, se invece di avere in sala un gruppo omogeneo per età, abilità e competenze come di solito avviene. Di solito infatti si viene divisi in base all’età, all’esperienza ecc. Il contrario, quindi, significa prendere persone molto diverse tra di loro per età, per esperienza di danza, ma soprattutto per abilità. Includendo anche la possibilità di far incontrare persone con disabilità dello stesso tipo per vedere che cosa poteva succedere durante la lezione.

Come la danza diventa inclusione e poi professione?

Siamo partiti da lì e poi siamo cresciuti negli anni con tante idee. Significa anche capire come si può parlare di diversità e inclusione attraverso l’arte e quindi sensibilizzare il pubblico e soprattutto i bambini rispetto a quello che gli abbiamo proposto. Adesso stiamo cercando di capire effettivamente come il mondo dell’arte possa offrire la possibilità anche a persone con disabilità di poter farne una professione. Spesso alle persone con disabilità non viene offerto un lavoro perché non possono rispettare determinati standard. Inoltre, in un certo qual modo anche l’artista non viene considerato un lavoratore, perché si tratta di un lavoro molto particolare. In definitiva capire: “Può un danzatore con disabilità diventare un professionista? E se sì, cosa determina il fatto di essere professionisti? E come?”. 

La sfida per chi si approccia con Diversamente in danza

Qual è la sfida che ti è capitata di affrontare mettendo insieme due mondi diversi… Qual è la sfida più grande di solito?  

Diciamo che quando lavoro e sono in sala con i miei danzatori, mi trovo molto a mio agio. Si tratta sempre di una sfida, perché questo lavoro richiede di trovare tante soluzioni, però procede anche in maniera molto naturale, è proprio il mio mondo. Semmai la vera sfida sta nel far cogliere fuori quello che stiamo facendo. Spesso chi ci viene a vedere ha comunque delle aspettative, che perlopiù sono legate a dei pregiudizi e si aspettano che il danzatore normodotato aiuti il danzatore con disabilità. Nessuno si aspetta che ci sia un rapporto alla pari, dove nessuno aiuta nessuno, ma tutti lavorano insieme. Riuscire a far passare questo messaggio, e il fatto che questo messaggio possa essere una vera e propria modalità di lavoro, forse è un po’ la sfida più grande. 

Diversamente in danza: punte di gesso, fiocchi di neve

Visitando il vostro sito internet, sono stata attratta dal video che presenta lo spettacolo “punte di gesso, fiocchi di neve”, tratto tra l’altro da un libro. Me ne vuoi parlare? 

Si tratta di uno spettacolo che doveva andare in scena lo scorso 17 maggio. Due anni fa, una delle nostre danzatrici, che è anche una scrittrice di racconti per bambini, ha avuto l’idea di raccontare che cos’è diversamente in danza attraverso una fiaba. Significa riunire un po’ la magia e andare al di là di quello che è successo veramente. 
Abbiamo pensato di farlo diventare uno spettacolo. In realtà questo spettacolo era praticamente pronto e finito, ma non è stato possibile finirlo di provare e poi andare in scena. Adesso stiamo cercando di capire se, come e quando questo potrà accadere perché nell’idea iniziale le persone che frequentano i laboratori di diversamente in danza ballano tutte insieme. Sono più di 100.

Al momento sembra parecchio impegnativo pensare di avere 100 persone dietro le quinte tutte insieme. Perciò è in stand by, anche perché i teatri non sanno dare disponibilità per il prossimo anno. Nel frattempo abbiamo attivato una raccolta fondi per poter coprire le spese che questo ritardo ci ha portato. La cosa bella è che io e le altre due insegnanti durante il lockdown abbiamo continuato a preparare il video che i nostri allievi guardavano e provavano da casa, per essere pronti. 

Lo spettacolo più bello di Diversamente in danza

C’è qualche spettacolo nella quale vi siete divertiti a preparare? 

Allora, il discorso è di parte e bisognerebbe chiederlo alle mie allieve (sorride), ma in realtà ci divertiamo sempre molto finché lavoriamo. Penso che la cosa principale che ci contraddistingua sia il fatto che ci sia sempre un bel team in sala. Uno degli aspetti che a me interessa è quello di poter dimostrare che si può fare un prodotto di buona qualità lavorando in maniera molto piacevole. In generale, c’è l’idea che coreografe e insegnanti di danza debbano essere per forza severe.

Il fatto di dare delle regole, e anche una metodologia, essere anche esigenti con i propri allievi non deve per forza essere confuso con il fatto di creare ansia o che ci sia un clima pesante in sala. Comunque tendenzialmente ci divertiamo. Sicuramente uno di quelli in cui ci siamo divertiti un sacco anche in ogni replica, e ne abbiamo fatte più di 60, è lo spettacolo dei cinque malfatti. È nato proprio per i bambini e include anche con dei momenti comici. Se non fosse stato replicato così tante volte e non fosse stato divertente farlo, non ci saremmo mai uscite. 

La parte più bella del suo lavoro

Qual è la parte più bella del tuo lavoro all’interno di diversamente in danza? 

Ci sono tante cose. Innanzitutto a me piace usare la creatività. Quando lavoro e creo, sto proprio bene io come persona per cui poter lavorare con delle persone che si lasciano plasmare dalle mie idee mi dà molta soddisfazione. Mi piace inoltre vedere come le ragazze migliorano e si evolvano durante il lavoro. Penso ad esempio a due ragazze che, in particolare nell’ultimo periodo, hanno dato tanto.

…Camilla

Una è Camilla, che è arrivata quand’era una bambina di dieci anni. L’obiettivo nel primo anno era quello di farla stare in sala un’ora. Ed era già un traguardo grandissimo senza che fuggisse fuori o si nascondesse da qualche parte. Adesso è davvero una danzatrice eccezionale, nonostante la sindrome di Down. Le dico che è fin troppo veloce nell’eseguire i passi. Va più veloce della musica, ricorda tutto. Stiamo preparando uno spettacolo impegnativo per il 31 di luglio. Proviamo tutti i giorni, quattro ore al giorno ed è bello averle dato fiducia e vedere come si impegni. 

L’altro esempio è una ragazza che, alla prima lezione, non ha alzato gli occhi dal pavimento. Non ha voluto guardarmi, né parlarmi, né fare niente e adesso al prossimo spettacolo che stiamo preparando dal titolo “Parla più forte”, lei recita con la testa alta e guardando il pubblico in faccia con la voce alta. Recita e legge benissimo ed è molto bello.

La gioia di essere mamma…

Poi c’è una terza una cosa. Io sono anche mamma e mi piace vedere che i miei figli, crescendo in questo ambiente, hanno una mentalità molto aperta. Vedono le diversità, ma non colgono il fatto che possa essere una difficoltà. Voglio dire, si accorgono che qualcuno ha bisogno, ma non lo vedono come un impedimento per poter fare qualcosa tutti insieme. Loro si ingegnano per trovare insieme la soluzione. 

Lo spettacolo del 30 luglio

Mi hai accennato dello spettacolo che farete il 30 luglio. Ci puoi dare un’anticipazione? 

Locandina Spettacolo 30 Luglio
locandina disponibile nella pagina Facebook di Diversamente in danza

Sì, è una cosa di cui sono molto orgogliosa perché è stato inserito nell’estate teatrale veronese, una rassegna che coinvolge compagnie di professionisti dello spettacolo. Sono orgogliosa del fatto che siamo stati inseriti in un evento dove si parla di professionismo, che è appunto un po’ l’obiettivo che inseguo da anni. Si tratta di un percorso molto lungo che ci ha portato fin qui e che noi non pensavamo più fosse possibile. Nel senso che sono ormai quattro anni che stiamo portando avanti un progetto che si chiama “opificio delle opportunità”, che è quello di dare proprio la possibilità a cinque ragazze, di cui tre con disabilità cognitiva, di fare un percorso di formazione professionale nella danza. 

L’opificio delle opportunità

Questo lavoro è stato portato avanti grazie alla collaborazione della Candoco Dance Company, una delle prime compagnie in Europa a inserire danzatori professionisti con disabilità. E anche grazie alla collaborazione del centro internazionale della danza di Rovereto che da alcuni anni ha creato il progetto unlimited il cui obiettivo è favorire la lavorazione e la circuitazione di persone con disabilità. Il percorso professionale delle ragazze è stato in parte guidato da me, ma in parte ha permesso loro di studiare con artisti a livello internazionale e coreografi e insegnanti di danza con disabilità e non. 

A due metri di distanza

Diciamo che avevamo una performance pronta con due ballerine della Candoco Dance Company. In realtà volevamo andare in scena, ma non si potrà fare perché prevede un altissimo livello di contatto fisico per tutto lo spettacolo. Per non lasciarci sfuggire l’occasione, abbiamo ripreso a lavorare non appena ci è stato possibile ritornare in sala. Stiamo lavorando mantenendo sempre due metri di distanza, sia durante le prove sia durante lo spettacolo che stiamo preparando. Non nascondo che per noi non sia difficile non toccarsi, però le ragazze hanno reagito molto bene e stanno dando il massimo.

Un messaggio importante

Mi auguro che molte persone vengano a vedere lo spettacolo del 30 luglio, perché è un passo importante che la danza fa. Ballare con persone con disabilità non è solo una cosa buona a livello morale, ma è una cosa bella a livello artistico. Secondo me, i veronesi dovrebbero essere orgogliosi del fatto che la loro città dimostri questo livello di apertura. 
Sono davvero molto grata all’assessore Briani e al direttore dell’estate teatrale veronese per aver avuto questa apertura e averci voluto nella rassegna, anche quando c’era poco posto, ma nonostante tutto, non hanno voluto rinunciare al nostro spettacolo. Penso che sia un segno importante. Penso che i veronesi possano solo che essere felici e venire tutti a vederci. 

Diversamente in danza: quando l’arte del ballo diventa inclusiva ultima modifica: 2020-07-27T11:07:48+02:00 da Valentina Mericio

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