Il 9 marzo è una ricorrenza importante per la città di Verona: in questo giorno nel 1291 nasceva il personaggio storico più significativo della storia della metropoli scaligera, Cangrande della Scala.
Grazie a lui arrivarono in città personalità importanti del mondo della cultura dell’epoca come Dante e Giotto, rese Verona uno dei centri più potenti e influenti del nord Italia, trasformandola nella capitale di un vasto territorio. La sua storia terminò con la sua scomparsa, ancora oggi avvolta nel mistero.
Cangrande della Scala: le origini di un condottiero
Alberto Canfrancesco della Scala, vero nome del mecenate, era il terzo genito di Alberto I della Scala, signore della città a quel tempo. Nel 1304 suo padre e suo fratello maggiore designato al trono morirono. Per questo motivo Cangrande, a soli 12 anni, fiancheggiò il secondogenito Alboino alla guida della città scaligera.
I due fratelli avevano già aiutato il primogenito Bartolomeo nella gestione politica, amministrativa e militare di Verona e del suo territorio. In questo modo il passaggio di potere avvenne senza problemi. Alboino e Cangrande si dedicarono a rafforzare i possedimenti territoriali attorno alla città scaligera. La loro influenza comprendeva la costa orientale del lago di Garda, Este, Vicenza, Parma e Brescia. Cangrande si manifestò subito un abile guida: a soli 14 anni padroneggiava un’avanzata attitudine al comando e alla politica, capacità ereditata in buona parte dal padre. Il condottiero, appena raggiunta la maggiore età, ottenne la prima carica importante: il fratello lo nominò Capitano del Popolo, ossia comandante dell’esercito scaligero.
Cangrande della Scala a fianco dei ghibellini
Il 1310 fu un anno di svolta per i ghibellini italiani che da tempo lottavano contro i guelfi. In quell’anno Arrigo VII di Lussemburgo venne eletto re dei Romani e arrivò in Italia, a Milano, per ricevere la corona. Quest’evento distrusse la pretesta del Papa di includere la penisola italiana nel suo regno. Alboino e Cangrande vennero nominato vicari imperiali, con questa nomina Verona divenne un importante punto di riferimento per i ghibellini.
La cultura arrivò a Verona grazie al condottiero Della Scala
Alboino morì nel 1311 e Alberto Canfrancesco divenne l’unica guida della città scaligera. Durante il suo regno, Verona conobbe un periodo ricco di fioritura culturale, di pace e di prosperità. Gli scritti dell’epoca raccontano che Cangrande fu un sovrano che non si appagava del proprio guadagno, ma cercava il guadagno del popolo. Cangrande riuscì a far prosperare Verona e tutti i territori posti sotto la sua guida, senza rivolte o sommosse degne di nota.
Come il suo “collega” fiorentino Lorenzo il Magnifico, anche Cangrande fu un grande mecenate. Egli accolse alla sua corte diversi scienziati, poeti e artisti che resero Verona un centro importante per la cultura dell’epoca. Tra questi, l’ospite più rilevante fu il Sommo Poeta Dante Alighieri, ospite della città scaligera dal 1312 al 1318.
Dante e Cangrande, il condottiero veronese nella Divina Commedia
Il viaggio di Dante nella città scaligera rimase impressa nella memoria del Sommo Poeta: durante la sua sosta a Verona, Dante svolse diverse missioni diplomatiche per conto del signore Cangrande. A lui il Poeta dedicò una parte della Divina Commedia, il Paradiso, oltre ad un personaggio misterioso, il veltro, evocato da Virgilio nella profezia dell’Inferno.
Il poeta latino racconta che questo essere sarà destinato a cacciare la lupa-avarizia dall’Italia ristabilendo in questo modo la giustizia.